Il Governo infligge un duro colpo ai dipendenti pubblici con il TFS: una mazzata che cambia il gioco: ecco cosa è cambiato
Il trattamento di fine servizio (TFS) per i dipendenti pubblici è stato oggetto di recenti e significative modifiche da parte del Governo, suscitando un’ondata di preoccupazione e indignazione tra i lavoratori del settore pubblico.
Queste nuove misure, percepite come uno schiaffo da parte dell’esecutivo, hanno portato a importanti cambiamenti nel panorama delle pensioni per i dipendenti statali. In questa analisi, esamineremo da vicino le nuove disposizioni del Governo riguardanti il TFS e esploreremo le implicazioni che queste hanno per i lavoratori pubblici.
TFS: la nuova politica del Governo
Il cuore di questo problema affonda le sue radici in decisioni di bilancio prese molti anni fa. Si decise di posticipare il trattamento di fine servizio (TFS), portandolo a termine dopo 15 mesi per il pensionamento di vecchiaia e addirittura a 27 mesi per quello anticipato. Le cose, poi, presero una piega ancora peggiore sotto il governo Monti, quando il TFS fu diluito in rate annuali di 50.000 euro lordi per i dipendenti pubblici. L’introduzione delle “Quote” 100, 102, 103 ha aggiunto ulteriori complicazioni, stabilendo che il TFS sarebbe stato corrisposto non alla cessazione dell’impiego, ma solo quando il lavoratore avesse raggiunto i requisiti pensionistici.
Questo ha causato ritardi incredibili: in alcuni casi il TFS viene pagato dopo cinque, sei o persino sette anni dal pensionamento. Pensate a quanto possa danneggiare il potere d’acquisto dei lavoratori pubblici ricevere quanto dovuto solo dopo così tanto tempo, soprattutto considerando l’aumento del costo della vita negli ultimi anni. Questa situazione scandalosa ha portato a numerosi ricorsi legali, alcuni dei quali hanno ottenuto parziali successi.
La Corte Costituzionale ha stabilito che questo differimento del TFS contrasta con il principio costituzionale della giusta retribuzione, intimando al governo di intervenire con urgenza per risolvere l’ingiustizia. Tuttavia, nonostante le decisioni della Corte, le proposte di legge bipartisan e gli appelli per una soluzione, ciò che abbiamo ottenuto è solo un continuo rimando del problema.
La recente opposizione della Ragioneria Generale dello Stato alla riduzione dei tempi di erogazione del TFS ai dipendenti pubblici è un’altra delusione. La carenza di fondi ha fermato un provvedimento che avrebbe potuto restituire un minimo di equità ai lavoratori. La palla è stata nuovamente lanciata in tribunale, e la soluzione del problema, così come la tanto necessaria riforma previdenziale, è stata rinviata a data da destinarsi.