Se soffri di ansia e di depressione, scopri quali sono i tuoi diritti in merito all’indennità di malattia: la Cassazione parla chiaro
Sono tantissime le persone in Italia e non solo che soffrono di ansia e di depressione: nel nostro Paese, le stime di Quotidiano Sanità parlano di circa poco più di 2.8 milioni di uomini e donne con depressione. Nel mondo, invece, l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che circa 284 milioni di persone hanno vissuto almeno un disturbo d’ansia: in un panorama come questo, dove tali disturbi sono così diffusi, ecco quali sono i diritti delle persone che hanno questi problemi.
Quando si è lavoratori dipendenti, si ha diritto a un’indennità di malattia ogni qualvolta si hanno dei problemi di salute che determinano l’incapacità temporanea al lavoro. Questa scatta, però, soltanto qualora si rispettino determinati requisiti. Di recente, la Cassazione si è espressa in merito all’indennità prevista per lavoratori con ansia e depressione: ecco cos’ha detto e chi potrà effettivamente beneficiarne.
Indennità di malattia per ansia e depressione: il punto della Cassazione
La Cassazione, mediante l’ordinanza 29611 dell’11 ottobre 2022, ha stabilito che si prevede l’indennità di malattia professionale anche nel caso in cui il lavoratore dipendente soffre di ansia o di depressione. Il caso ha preso in considerazione un uomo che aveva sviluppato questi sintomi proprio a causa del suo impiego: in questa situazione, l’Inail è stato obbligato a dargli l’indennità poiché il problema di salute si è originato all’interno del contesto lavorativo. Secondo il Testo Unico 1124/65, anche le malattie psichiche riconducibili al rischio lavorativo possono essere soggette ad indennizzo.
L’Inail, quindi, non può in alcun modo fare distinzione tra malattie psichiche e fisiche e deve riconoscere in entrambi i casi una copertura assicurativa: al dipendente che ha questo tipo di problemi, viene erogata una prestazione economica che a partire dal quarto giorno sostituisce la retribuzione mensile. Questo, però, se e solo se viene dimostrato il nesso causale con l’attività lavorativa.
In termini economici, fino al 90° giorno viene riconosciuto il 60% dello stipendio e, a partire dal 91° giorno fino alla fine della malattia, la percentuale si alza al 75%. Nel caso in cui il lavoratore dipendente venga ricoverato, l’Inail può decidere di ridurre di un terzo l’importo: questo accade soprattutto nel caso in cui la persona non abbia familiari a carico.